Tecnica Mista su Tela 60X70 Cm
La brunita lingua di terra ottenuta con acrilici e crete, a tratti luminosa, nasconde il vulcano ma lascia ben evidenti gas, vapori, sferule di cenere e lapilli. L’attività vulcanica sta diminuendo ed è questo il momento in cui la metafora dà il suo messaggio costruttivo: i colori sfumati e morbidi della fase vulcanica ancora vivace sono lontani e creano un effetto bello, è il momento del distacco dalla collera, quando si può ancora trasformare la rabbia in creatività e la creazione evita la distruzione.
Come fuoriesce il magma distruttivo dalle viscere della terra così la collera scoppia in un crescendo folle dalle viscere degli esseri umani e distrugge ogni possibilità di rimediare ai danni che provoca, anche quando sia evidente una motivazione ragionevole. Tuttavia, per gli esseri pensanti, a differenza del vulcano, è almeno probabile contenere la collera, plasmarla e canalizzarla verso la creazione e la creatività. Difficile fino all’inverosimile, possibile se la si riconosce e si diviene sempre più consapevoli di una verità assoluta: la rabbia non cambierà i fatti che l’hanno generata, al contrario li aggrava.
L’artista conosce bene la collera: l’ha provata, ne è stata vittima e sa che nessun dolore anche atroce può essere frantumato e dimenticato con essa. Quando l’essere umano ne è consapevole e la riconosce è anche in grado di arginarla affinché questa non si trasformi in ira, quella che verosimilmente come l’esplosione molto violenta di un vulcano lascia attorno a sé solo distruzione.